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Fluido.

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Stasera mi sono messo a studiare. Ho finalmente ultimato la mia scrivania a casa. Da quando ho fatto i lavori in casa ho tenuto lontana l’idea di dedicare un piccolo angolo al computer; “non mi serve, ce l’ho già in ufficio”. Tutti i torti non li avevo, però ho pensato che ho sempre vissuto il computer sempre e solo legato al lavoro o al fare-fare-fare, all’attività, alla produttività, al giorno, a quel lato un po’ più yang, se vogliamo spingerci così lontano.Poi arrivò lo Smart Working e trovai la sistemazione semplice e perfetta per la mia casa, che risuona con il mio essere. Ho trovato il posto anche per un oggetto che mi ha affascinato fin da quando ero bambino, la lava lamp. Oggetto ormai démodé e spesso definito kitsch, attirò la mia attenzione quando mia zia Cristina me ne regalò una per Natale (o compleanno, non ricordo) quando avrò avuto si e no 6 anni. Me la ricordo, la forma era di un grosso proiettile, la base e la punta color bronzo chiaro spazzolato, liquido trasparente...

日本

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  Giappone. Nihon, Nippon per quando bisogna farsi belli con le altre Nazioni. 日 è il kanji per “Sole”, 本 è quello per “origine, radice”. Curioso come non sia niente di più che il kanji 木 (che sta per “albero, legno”) con quel tratto che evidenzia ciò che dell’albero sta a terra, da cui origina, no? “Origine del Sole”, Sol Levante per gli amici. Realtà abbondantemente permeata da un leitmotiv che passa inosservato -ma che viene sistematicamente richiamato ogni volta che si scopre qualcosa su di essa-, ha avuto in passato la capacità di carpire elementi da altri stati e riadattarli a sé integrandoli nella cultura, come la scrittura o la religione, e continua a farlo inondandosi di bellezza e aggiungendo strati, trovando un posto per tutto. Ho da poco concluso il mio sesto viaggio in Giappone, e nonostante abbia visto luoghi per la seconda o terza volta, mi sono portato a casa qualcosa di nuovo. A pensarci bene ogni volta che ci sono stato mi sono portato a casa qualcosa di nuovo: ne...

La crisi.

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 "LA CRISI" SECONDO EINSTEIN da "Il mondo come io lo vedo" 1931 Non possiamo pretendere  che le cose cambino,  se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e per le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall' angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l' inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere "superato". Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell'incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'é merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i v...

Off the grid

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Sarà che lavoro in un posto dove si magheggia abbastanza con l’energia elettrica, sarà che tra conoscenze di osteopati e insegnanti di Yoga, insomma…l’elettricità è un po’ quella musica di fondo che c’è nei locali mentre bevi qualcosa con gli amici, non noti la sua presenza, ma quando non c’è fa sentire la sua mancanza. L’elettricità scorre nei cavi elettrici, i suoi percorsi si dividono, si riuniscono, diventano capillari e precisi, ritornano autostrade trafficate. Un po’ la deformazione professionale mi porta a darle un ruolo marginale, quasi scontato, una cosa che c’è o non c’è e se non c’è pazienza, accendiamo una candela e ci leggiamo un libro.  Invece ha un ruolo fondamentale -se vogliamo rimanere nel mio magico mondo dell’informatica- perché è proprio lei che conduce il gioco. Già nel 600 a.C. qualcuno di nome Talete notò qualcosa di strano mentre maneggiava dell’ambra (che al tempo pare si chiamasse  ἤλεκτρον, “elektron”), ma nel 1700, con un omino di nome Benjami...

I sensi (?) della vita.

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Sono sempre stato affascinato dalla luce e da quello che crea. Ogni tanto dal calderone delle memorie lontane salgono bolle di ricordi, situazioni, luoghi, intrisi di odori. I legami più forti della mia infanzia sono quelli associati a odori e colori; capaci di catapultarmi in istantanee di cui ricordo tutto. Riflettevo sull’impatto che hanno gli organi di senso sulla mia persona; gettano una luce diversa sulle peculiarità dei miei processi emotivi, perché anche se ce li insegnano in un paio di capitoli durante l’ora di scienze in un pigro martedì pomeriggio a scuola, nascondono certe gemme che possono regalare gioie, e forse gettare una luce diversa su quello che siamo come esseri umani. Dicevo, i miei ricordi più saldi sono quelli accompagnati da ciò che passa attraverso gli occhi e il naso. Il naso aveva la sua prepotenza quando ero piccolo rispetto agli occhi, probabilmente non ero in grado di godere del potenziale della vista; la vista è stimolata e attivamente gestibile, il naso ...

Sono decollato di notte.

Dovrei pensare alla mia persona, intesa come sistema fatto di una struttura fisica e strutture mentali che lo animano, come un volo in aereo. Io sono un passeggero del corpo. In cockpit ci sono entità superiori che hanno tutto sotto controllo: dove vado, a quanto vado, supervisione dei sistemi dell’aereo, dei motori. Una mia forma primordiale quasi 33 anni fa decise di imbarcarsi su questo aereo, senza destinazione conosciuta, doveva fare il suo ruolo: essere portato. E così, l’organismo di mia madre funzionò da aeroporto: accettò il passeggero, controllò che tutto fosse a posto, che non avessi con me parti pericolose a me stesso e agli altri, mi diede un biglietto con scritto il mio nome, mi infilò in una capsula, la sigillò e alle 8.36 del 3 dicembre 1988 la capsula si staccò dall’aeroporto. Dopo un veloce controllo che tutti i sistemi dell’aereo fossero funzionanti, l’equipaggio di persone a me assegnato spinse la capsula lungo un’ampia distesa di asfalto, per prendere le misure col...

替え玉 をお願いします!

In giapponese il termine "kaedama" indica una cosa ben precisa. Nei ristoranti di ramen, quando si finiscono i noodles ma c'è ancora un sacco di zuppa da non farsi scappare, si dice al cameriere " 替え玉 をお願いします" ( kaedama wo onegaishimasu) e ci verrà portata un'altra porzione di noodles da immergere nella nostra ciotola per continuare a goderci il piatto. Ho chiamato questo blog Kaedama perchè è così che immagino la mia esistenza: una grossa ciotola di ramen fumante con un brodo di prima qualità - ma troppo grasso, troppo caldo e troppo umami per essere gustato da solo, deve essere accompagnato da noodles sodi e porosi. La prima porzione è offerta dalla casa, poi dipende da quanto e come si ha voglia di finire il piatto: ingozzarsi di un brodo grasso, avanzarlo, brasarsi la lingua col sale della soia, ustionarsi il palato...o semplicemente chiedere un kaedama, in modo da godersi il piatto per quello che può offrire, usando i noodle come mezzo per accompagnare ...